09/10/17

Patricia Wallace, THE PSYCHOLOGY OF THE INTERNET

Cambridge University Press, 2016


Si tratta dell’edizione aggiornata e rivista di un saggio pubblicato inizialmente nel 1999 e che tiene necessariamente conto del fatto che in pochi anni Internet è divenuta il medium che “sustains almost any human activity” (P. 1).

Accanto ai fenomeni di intossicazione collettiva nell’aderire a varie notizie trasmesse in rete e commentate in modo più o meno opportuno, ma sempre immancabile nel caso di fatti di spicco, si riscontrano altre fenomenologie della psicologia di Internet, quali quella della “online persona” (p. 3), che si sviluppa in rete diversamente che nella vita fuori rete, sia perché differiscono le modalità utilizzate per costruire le nostre impressioni degli altri, sia perché variano gli strumenti di cui ci serviamo. Il segnale principe di tale differenziazione è la disinibizione ostentata online.

In positivo, sul piano psicologico e sociale, si nota l’uso di Internet per aiutare gli altri; e, più in negativo che in positivo, si può addurre l’esempio dei giochi online con le loro dinamiche di assuefazione.

Wallace discute anche della privacy, cogliendo il paradosso che “we certainly say we care about online privacy but much of the time we don’t act as if we care, largely because of the nature of many Internet environments” (p. 4)

Le reazioni personali rispetto a Internet variano dalle emozioni di frustrazione e pulsioni tendenti all’aggressione, alla ricerca talora esasperata dell’anonimato, col quale l’aggressività si manifesta in modi anche virulenti.

Provoca preoccupazione l’utilizzazione di Internet da parte dell’infanzia, da cui la necessità di evitare moralismi assolutistici e promuovere a livello educativo gli aspetti positivi di creatività e di ricerca, oltre che un uso razionale, in termini di tempo investito in rete, da questo gruppo di età.

Le previsioni per il futuro variano da “the extremely positive to the downright apocalyptic”. Tra i vari aspetti di quest’ultimo capitolo, Wallace ricorda una verità non necessariamente lapalissiana: “We all need to remind ourselves that there is a real human being or many of them, on the  other  end  of  our  communication” (p. 359).


[Roberto Bertoni]